Il 02.03.2022, ISTAT ha pubblicato i dati aggiornati relativi ai decessi giornalieri dal 2011 al 2021. In un paese pieno di pregiudizi, entrato nell’era del totalitarismo sanitario, dove sull’altare del diritto alla salute collettiva sono stati sacrificati diritti individuali non meno importanti (ritenuti inviolabili, diritti non oggetto di compressione da parte del potere pubblico), ragioniamo sui numeri per capire l’impatto della cosiddetta pandemia sulla popolazione residente in Italia. Cercando di tenere bene a mente le parole del Premio Nobel Gregg Easterbrook:
Se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa.
Guardando l’andamento dei decessi e dei residenti distribuiti per diverse fasce d’età, scopriamo che:
- i giovani sono stati praticamente graziati dalla pandemia pur pagando un costo altissimo in termini di accesso a scuola, università, lavoro, attività culturali e sociali. In breve sono stati e sono tuttora obbligati a sacrificare una parte ancora importante della lora vita per un futuro ancora più incerto (anche in vista degli ultimi eventi).
- le persone anziane, hanno certamente subito un incremento percentuale importante in termini di decessi, ma pur riconoscendo il valore inestimabile delle vite perse in questo periodo tumultuoso, non sembra un incremento così disastroso a guardare la situazione nel complesso con l’andamento della mortalità negli ultimi anni.
Andamento decessi e popolazione residente sotto i 50 anni
Grazie ad un declino generale della popolazione residente dal 2011 al 2021, il numero di decessi tra le persone sotto i 50 anni è diminuito sistematicamente negli ultimi 10 anni, da un massimo di 23.507 nel 2011 ad un minimo assoluto di 17.788 nel 2020, nonostante l’annus horribilis con la più “grave” pandemia negli ultimi 100 anni. Cioè nel 2020 la popolazione residente sotto i 50 anni è diminuita di circa il 13% rispetto al 2011, mentre il numero di decessi delle persone sotto i 50 anni nel 2020 è diminuito del 32% rispetto al 2011. La decrescità demografica continua anche nel 2021 con un leggero aumento dei decessi (vedi fig. 1)
I residenti sotto i 50 anni seguono un trend di decrescita abbastanza costante, passati da 36 milioni del 2011 a 33 milioni del 2019, 32.4 milioni nel 2020 e meno di 32 milioni nel 2021 (in base alle rilevazioni ISTAT al primo di gennaio di ogni anno). Assillati da un insostenibile debito pubblico arrivato ad oltre il 165% del PIL nel 2021, un prelievo fiscale complessivo di ben oltre il 70% (tra imposte sul reddito, imposte sul consumo, burocrazia, tasse e balzelli di ogni tipo), i giovani non muoiono di virus, ma di ben altro. Una buona parte di loro scappa via per buone ragioni, mentre tra quei disgraziati che rimangono c’è una parte consistente che paga tutto e tace e non fa più figli...
Se guardiamo anche il rapporto decessi residenti dal 2011 al 2021 (fig. 2), vediamo che il rapporto decessi/ residenti tra i sotto i 50 anni è in constante miglioramento dal 2011 ad oggi. Se abbassiamo la fascia d’età le statistiche migliorano sensibilmente. Perché li sacrifichiamo? Per chi?
Andamento decessi e popolazione residente sopra i 50 anni
Italia è un paese sostanzialmente vecchio. Nel nefasto anno 2020 sono morte perlopiù persone sopra i 50 anni, 100.000 in più rispetto al 2019. Però attenzione, nella stessa fascia d’età, il numero di decessi è aumentato esponenzialmente anche nel 2015 e nel 2017, che rispetto al 2014 fanno 47K e rispettivamente 60K in più (fig. 3).
Ma quanto è vecchia l’Italia? Siamo passati da una popolazione residente sopra i 50 anni di circa 22 milioni nel 2002 a 27 milioni del 2019 ed il trend demografico continua. Non c’è da meravigliarsi che il virus attacca i soggetti più fragili. Infatti la maggior parte dei decessi si è concentrata nelle fasce d’età sopra i 70 anni. Ma nel 2020 una buona parte li ha ammazzati anche un sistema sanitario inadeguato ed impreparato a gestire un evento pandemico, che di pandemico ha quasi nulla se non un sentimento di paura generalizzata.
Pur rilevando un aumento importante della mortalità nel 2020, non sembra affatto una differenza significativa rispetto agli anni precedenti e rispetto al totale della popolazione residente over 50. A maggior ragione se consideriamo l’imprevisto evento pandemico, un rapporto vecchi/giovani sempre più alto ed un sistema sanitario sempre più indebolito negli ultimi anni.
Infatti se guardiamo il rapporto tra decessi e residenti sopra i 50 anni, la situazione risulta ancora più chiara (fig. 4). Il rapporto è peggiorato nel 2020/ 2021 ma non sembra un aumento catastrofico tale da giustificare le misure terroristiche intraprese dal governo italiano nei confronti della popolazione.
Andamento popolazione residente sopra i 90 anni
Un'attenzione speciale va riservata alla popolazione residente ultranovantenne che è raddoppiata in meno di 20 anni (fig. 5), passata da 401K nel 2002 a 804K nel 2021 (scontando i morti). L’aumento dei residenti nelle fasce d’età più deboli ha dato modo anche al virus covid19 di fare più danni rispetto ad altri paesi con una struttura demografica più giovane. Anche il sistema sanitario oggi ha inevitabilmente meno personale rispetto al 2002, in considerazione anche del calo demografico dei giovani. Quindi sono aumentati i problemi, ma sono diminuite le risorse umane a disposizione. Negli anni avvenire andrà sempre peggio e saremo ostaggi di una classe politica sorda e cieca a tutto questo scempio.
Se guardassimo poi anche l'andamento del rapporto decessi vs popolazione residente nella fascia d’età più fragile, gli ultranovantenni, la presa per il c**o di questo e dell’altro governo, sembra evidente (fig. 6).
Quo vado?
In questo contesto economico e demografico (aggiungiamo anche i recenti sviluppi nel contesto geopolitico) non c’è più speranza e non sarà di sicuro Draghi a salvarci.
I numeri non devono essere necessariamente entità fredde, anzi gli scienziati dovrebbero servirsene con passione e risolutezza per indirizzare al meglio la mano pubblica, la cui azione oggi, a ben vedere, ha poco a che fare con la scienza e tanto a che fare con lo scientismo. Karl Popper scriveva così:
Se lo scientismo è qualcosa, esso è la fede cieca e dogmatica nella scienza. Ma questa fede cieca nella scienza è estranea allo scienziato autentico. [...] Non si può designare nessuno dei grandi scienziati come scientista. Tutti i grandi scienziati furono critici nei confronti della scienza. Furono ben consapevoli di quanto poco noi conosciamo
Certi personaggi, scienziati o meno, dovrebbero forse rileggerla e magari rifletterci sopra.
A chiunque interessato a verifiche ed approfondimenti sui dati, fornirò la base dati.